Scopri di più su Novecento Parmigiano

INTRODUZIONE

La trasformazione e la crescita di Parma nei primi anni Cinquanta. La vita del secondo dopoguerra che evolveva e ricominciava, guardata con gli occhi dell’infanzia.
Gli inverni freddi di città nell’incanto dei cinematografi e di Parco Ducale. Con la neve che scendeva alla luce fioca dei lampioni e ammantava di bianco tutt’attorno. La mia mano in quella grande di Ziobabbo. Le mie estati nella Corte dei nonni materni. Tra le vigne, i campi e le barre fluviali delle rive del Taro nelle campagne di Parma.
Lo stesso greto, testimone e spettatore dell’Ultima Battaglia nella Guerra di Liberazione con le truppe Anglo-Americane che avanzavano verso la città.
La scoperta della vita attraverso gli adulti e i loro amori. I segreti, le cattiverie, le gelosie. Lo stupore di legami familiari tra l’indifferenza e gli opportunismi di piccole e grandi famiglie.

STRALCI di NOVECENTO PARMIGIANO

…Parma 1943. Stanislao Valdemar, a Cò di ponte, cercava Luce, la primogenita adolescente. Oltretorrente di barricate. Quelle del ’22 e del ’45. La Zona Rossa. La più pericolosa e la più accesa di Parma. Quella dei Borghi, dei parmigiani del sasso. Sanguigni. Accesi. Quelli che cantavano le arie di Verdi nelle Osterie e ricominciavano il giro dei bicchieri. Che s’infiammavano per Verdi e sputavano per terra se si tirava in ballo il Duce. Gente d’Oltretorrente. Rossa come la Fortana delle sue colline. Sguardi cupi, come le notti tragiche e sospese in una Seconda Guerra Mondiale che pareva non finire mai…

…Parma 1944. Luce Cantoni e Victor Alfieri abbracciati sul greto del piccolo mare parmigiano, il Maretto, in un giorno d’estate. Con le mani intrecciate. A respirarsi. A scavarsi l’anima tra terra e cielo. All’erta. Spiccioli di ore rubate lontani dal caos che regnava in città. Mentre Caccia tedeschi perlustravano la zona nord-ovest di Parma e in lontananza, si udiva il rumore delle mitragliatrici su Pontetaro. Era l’agosto del ’44. Poco prima che i tedeschi evacuassero la Francia e De Gaulle liberasse Parigi… due ragazzi abbracciati su un isolotto di sabbia. Persi. Prima che un ultimo tuffo nell’acqua fredda di un fondone squarciasse il silenzio del fiume. Nuvole di farfalle si alzavano dagli alberi. … via dai giorni e le notti della Resistenza sui monti dell’Appennino. Per rivederla. E ora schizzava di lato quel suo ciuffo nero, lucido e grondante e la spruzzava ridendo, prima di chinarsi a baciarla un’ultima volta… Prima che il rumore di un bazooka coprisse tutto quanto…

…Stanislao Valdemar Cantoni, un ragazzo del 1900 che aveva visto Parma nel 1913 per la prima volta. Quando la città era in festa per commemorare Giuseppe Verdi. Lui che non aveva ancora sedici anni quando era stato chiamato al fronte nella leva del 1916 in Fanteria. Un ragazzino come tanti che stava sull’attenti col volto tremante sotto l’elmetto e le lacrime agli occhi. Smarrito, impaurito, sconvolto. Il fucile tra le braccia nella prima guerra mondiale del 15-18, così difficile da accettare. Nell’attesa che la luce dell’alba ricomponesse gli animi. Il suo e quello dei compagni bambini che a fianco, singhiozzavano tremanti coi fucili imbracciati…

…27 Aprile 1950… Luce Cantoni imboccò Ponte Verdi lasciandosi alle spalle il palazzo della Pilotta. Sbirciò la Parma sotto di lei. Il torrente che tagliava in due la città era gonfio per le piogge primaverili che dai monti correvano a valle verso la Bassa. Verso il Po. Sotto le arcate del Ponte l’acqua scorreva fragorosa e copriva le voci dei parmigiani che appoggiati al parapetto aspettavano l’ondata di piena. La Pàrma Voladòra. Il letto del fiume era coperto dalla prima all’ultima arcata. Sul lato di Via Delle Fonderie la massa d’acqua arrivava a toccare le abitazioni più basse. In quel tratto il torrente si stringeva e ora stava straripando. L’acqua del sottosuolo che da sempre era la prima vera ricchezza di Parma. La Città d’Oro le ricordava spesso il padre Stanislao. Luce respirava a pieni polmoni l’aria frizzante che le folate di vento le rimandavano, con la consapevolezza di un nuovo sentore di Libertà. E la Libertà aveva un sapore troppo forte per potervi rinunciare…

…Parma 1951. Le nozze di Lilli, la secondogenita di Ziobabbo, erano imminenti. L’impazienza di andarsene per l’altra mia cugina era forte. Dalla guerra aveva imparato molto e sapeva andare di corsa. Caparbia e determinata sapeva guardare lontano. Raffinata, individualista e sofisticata, il cuoio dei suoi sandali sfiorava lieve le scale di casa, mentre i tacchi alti di Luce si udivano fino al quinto piano. Un fidanzato giusto e che avrebbe fatto carriera nella Banca di Ponte Dattaro che dopo la Liberazione aveva dato lavoro a tanti ragazzi e ragazze. In quella ex Villa Ombrosa tanto amata dai parmigiani…

…Parma 1960. “C’era un ragazzino ebreo – mi raccontò mia cugina Luce – che vidi una sera soltanto e che mai dimenticherò. Scappavamo dalla città nelle notti d’estate verso la campagna, Valera, Vicofertile, Collecchio. Tutti via a rifugiarci nei fossi. Quella volta ci trovammo vicini, accucciati in un fosso con le mani a cucchiaio a ripararci le orecchie dal rombo degli aerei che ci volavano sopra. Rivedo ancora i suoi occhi nei miei. Gli sorrisi nel buio, con l’afa di pianura che quella notte offuscava la luna. Per qualche momento rimanemmo occhi negli occhi. Mi sorrise anche lui. Il tempo si era come fermato. Poi ci fu la sirena del cessato allarme e attorno una gran confusione. La gente si cercava e si chiamava nel buio. Ci perdemmo. Perché di nuovo, tutti insieme si tornava a casa. A dormire per chi ci riusciva. Con le biciclette che avevamo buttato sul ciglio dei fossi prima di saltar dentro in quella trincea di fortuna… E poi, uno dietro l’altro si ricominciava a pedalare con una bici davanti che guidava la fila. Col fanale acceso schermato e tutti gli altri dietro a fanali spenti. Uno sciame di puntini neri verso la città. Non ci trovavamo mai più. Lo avevano portato via. Lo avevano caricato sul vagone piombato di un treno diretto chissà dove al nord. Assieme a tutti i suoi cari, Ci dissero poi, verso i campi di sterminio nazisti. Aushwitz, Buchenwald, Dachau e altri.

Si, gli occhi di quel ragazzino ebreo, mia cugina Luce non li avrebbe mai più rivisti. Questo mi raccontò. Mentre Noemi, Ruth, Eugenio, Fausto e altri erano stati perseguitati, arrestati e trucidati qui, a Parma. Mi disse che riposavano nel cimitero spoglio degli Ebrei, all’interno della Villetta. Il Camposanto voluto da Maria Luigia, moglie di Napoleone Bonaparte. E ancora, dopo tanti anni, si domandava come era potuto succedere. Chi, aveva permesso che tutto ciò accadesse…?

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